Negli ultimi anni si assiste a una trasformazione significativa nel rapporto tra uomini e benessere mentale. Sempre più uomini decidono di rivolgersi a uno psicologo, superando antichi stereotipi legati alla virilità e al controllo emotivo. Questo cambiamento è frutto di un’evoluzione culturale, ma anche del riconoscimento crescente dell’importanza della salute psicologica, in una società in cui il malessere interiore non è più considerato un tabù.

Le motivazioni che portano gli uomini in terapia sono molteplici: stress lavorativo, difficoltà relazionali, ansia, depressione, lutti e traumi. Aumenta anche l’uso di strumenti digitali, come la psicoterapia online, che favoriscono l’accessibilità e la riservatezza.

Perché aumentano gli uomini in terapia psicologica

Il cambiamento riguarda una fascia sempre più ampia della popolazione maschile, dai giovani adulti agli uomini in età matura.

Il cambiamento culturale tra le nuove generazioni

I ragazzi cresciuti negli ultimi vent’anni mostrano una maggiore apertura verso l’aiuto psicologico. La scuola, i media e le nuove narrazioni sociali hanno contribuito a normalizzare la richiesta di supporto emotivo, riducendo il peso della vergogna. Un sondaggio Ipsos rivela che il 55% degli italiani pensa spesso al proprio benessere mentale, ma solo il 53% degli uomini si dichiara consapevole delle proprie emozioni rispetto al 62% delle donne.

La pressione silenziosa del ruolo maschile

Molti uomini vivono un conflitto tra il ruolo tradizionale di “protettore” e le fragilità interiori. Il bisogno di apparire forti, invulnerabili e indipendenti genera una pressione silenziosa che, col tempo, può sfociare in disagi psicologici sottovalutati o inespressi.

Il peso delle emozioni represse

La difficoltà ad accedere al proprio mondo emotivo porta spesso a somatizzare stress e insicurezze. La psicoterapia aiuta a riconoscere, esprimere e rielaborare le emozioni, migliorando la qualità della vita e delle relazioni.

Fattori che ancora ostacolano l’accesso alla terapia

Nonostante la crescita, permangono ostacoli culturali e relazionali che limitano l’accesso degli uomini alla psicoterapia.

Lo stigma sociale e il concetto di debolezza

Secondo Vanity Fair, solo il 21% degli uomini tra i 45 e i 54 anni trova facile parlare di salute mentale all’interno della famiglia, evidenziando quanto persista lo stigma intergenerazionale. In alcune fasce della popolazione persiste l’idea che chiedere aiuto sia segno di fragilità. Questo frena la propensione alla terapia, soprattutto tra gli uomini over 50 o provenienti da contesti poco sensibilizzati.

Le difficoltà nella comunicazione emotiva

Molti uomini non sono stati educati a dare un nome ai propri stati d’animo. In terapia, spesso iniziano con frasi come “non so cosa provo”, segno di un’alfabetizzazione emotiva ancora incompleta.

Cosa dicono i dati in Italia

Le ricerche recenti offrono un quadro dettagliato della trasformazione in atto e dei numeri crescenti che riguardano gli uomini in terapia.

Aumento degli uomini in psicoterapia negli ultimi anni

Un’indagine GQ Italia segnala che circa il 30% dei richiedenti il Bonus Psicologo è rappresentato da uomini adulti, in particolare adolescenti maschi, segno di una crescente apertura verso la terapia. Secondo i dati del CNOP, negli ultimi cinque anni si è registrato un aumento del 25% degli uomini che intraprendono un percorso psicologico. A guidare il cambiamento è la fascia 25-44 anni, in forte crescita rispetto al passato.

Differenze d’età e traiettorie di accesso

Secondo Giovani2030, su oltre 300.000 domande per il Bonus Psicologo presentate in Italia, ben 180.000 sono state richieste da under 35, confermando la maggiore propensione delle generazioni più giovani a cercare aiuto. I giovani adulti ricorrono allo psicologo per ansia sociale, stress da performance e identità. Gli over 50, invece, arrivano spesso in terapia a causa di rotture affettive, pensionamento, lutti o solitudine.

Il ruolo del Bonus Psicologo nel rendere più accessibili i servizi

L’introduzione del Bonus Psicologo ha incentivato anche molti uomini a iniziare un percorso di sostegno, rendendo più democratico l’accesso ai servizi. Secondo il Ministero della Salute, oltre il 35% dei beneficiari è di sesso maschile. Dati ufficiali del progetto PsyCare mostrano che solo il 14% delle domande per il Bonus Psicologo è stato effettivamente accettato, nonostante fossero oltre 395.000 le richieste presentate

Quali problematiche portano più spesso gli uomini a chiedere aiuto

Negli ultimi anni sono emerse nuove consapevolezze riguardo ai disagi psicologici che spingono un numero crescente di uomini a rivolgersi a un terapeuta. Tra le motivazioni più comuni figurano ansia da prestazione lavorativa, difficoltà relazionali, gestione della rabbia e crisi identitarie legate al ruolo sociale. In molti casi, questi sintomi si presentano in modo silenzioso, con segnali poco evidenti come insonnia, irritabilità o mancanza di motivazione.

Un approccio terapeutico centrato sull’ascolto e sul superamento dei modelli rigidi di mascolinità può favorire un percorso di consapevolezza più autentico. Professionisti specializzati come quelli del centro Psicoterapia Flegrea accompagnano i pazienti attraverso percorsi strutturati, orientati al recupero del benessere e all’equilibrio interiore, affrontando ogni situazione con un metodo personalizzato e scientificamente validato.

Psicoterapia online e nuove modalità di supporto

Negli ultimi anni, le modalità digitali di accesso alla psicoterapia hanno registrato una crescita significativa. Sempre più persone scelgono il supporto psicologico online per la comodità, la riservatezza e la possibilità di accedere a professionisti anche al di fuori del proprio territorio. Questa evoluzione ha ampliato l’accessibilità dei servizi, superando molte delle barriere tradizionali, soprattutto per gli uomini che esitano a chiedere aiuto nei contesti tradizionali. Vediamo come si configura questa tendenza e quali sono i principali vantaggi.

Chi sceglie il supporto digitale

Uomini tra i 25 e i 45 anni, professionisti, genitori o studenti, sono tra i principali fruitori del supporto psicologico online. Molti di loro apprezzano la possibilità di ricevere aiuto in modo discreto, senza dover affrontare lo stigma percepito della presenza fisica in uno studio. La digitalizzazione del servizio ha anche permesso di raggiungere persone che vivono in zone periferiche, che viaggiano spesso o che, per motivi di salute, faticano a spostarsi.

Vantaggi di flessibilità e riservatezza

Il supporto psicologico digitale consente di scegliere orari compatibili con la propria routine, come pause pranzo o fasce serali, riducendo l’impatto organizzativo e professionale. Le sedute possono avvenire da casa, dall’ufficio o da qualsiasi luogo tranquillo, garantendo continuità anche in caso di trasferte o imprevisti. La riservatezza diventa un punto di forza: non ci sono sale d’attesa né possibilità di incontrare conoscenti. Questo abbassa la soglia di accesso soprattutto per chi vive ancora un senso di vergogna nel chiedere aiuto.

Come favorire un cambiamento duraturo

Il crescente numero di uomini che si rivolgono alla psicoterapia rappresenta un segnale positivo, ma affinché questa tendenza si consolidi nel tempo occorre agire su più livelli. Normalizzare la richiesta d’aiuto, sostenere le relazioni familiari e migliorare la comunicazione pubblica sono leve fondamentali per creare un ambiente accogliente e privo di giudizio.

Il ruolo della famiglia e dei partner

Chi vive accanto a un uomo in difficoltà può avere un impatto determinante nel favorire l’avvicinamento alla terapia. Compagne, figli, genitori e amici intimi svolgono spesso una funzione di primo supporto, incoraggiando il dialogo e abbattendo il muro del silenzio. Un contesto domestico empatico, che non ridicolizza l’espressione delle emozioni, è spesso la base su cui si costruisce il coraggio di chiedere aiuto. Anche piccoli gesti, come accompagnare una persona al primo colloquio, possono avere un grande valore simbolico e pratico.

Le testimonianze che ispirano fiducia

Le storie di uomini che hanno affrontato un percorso psicologico con esiti positivi rappresentano uno strumento potentissimo per combattere lo stigma. Interviste, articoli e contenuti social in cui si racconta il cambiamento vissuto dopo aver intrapreso la terapia aiutano chi è indeciso o diffidente. Quando a parlare sono figure autorevoli, come sportivi, artisti o professionisti, il messaggio diventa ancora più forte. La narrazione del disagio maschile come esperienza comune e risolvibile contribuisce a ridefinire la fragilità come parte integrante della vita umana.

Normalizzare il disagio psicologico anche al maschile

Ancora oggi, molte espressioni del malessere maschile vengono minimizzate, mal interpretate o del tutto ignorate. Malumore, chiusura affettiva, dipendenze o ipercontrollo vengono spesso considerati tratti caratteriali, anziché campanelli d’allarme. È fondamentale diffondere la consapevolezza che anche gli uomini possono soffrire di ansia, depressione o traumi e che è legittimo parlarne. Integrare questi temi nei programmi scolastici, nei luoghi di lavoro e nelle attività sportive può aiutare a costruire un’identità maschile più libera e sana.

Il contributo dei media e delle campagne pubbliche

I mezzi di comunicazione giocano un ruolo essenziale nel cambiare la narrazione. Quando la salute mentale diventa oggetto di campagne istituzionali, spot televisivi o progetti di sensibilizzazione, il messaggio raggiunge un pubblico vasto e trasversale. Campagne pubbliche mirate agli uomini, che mostrano esempi positivi e accessibili, possono incidere significativamente sulle percezioni collettive. Anche le serie TV, il cinema e le pubblicità commerciali hanno una responsabilità: evitare stereotipi e proporre modelli maschili in cui il benessere psicologico sia considerato parte della forza, non della debolezza.

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